24 dicembre 2011

Natale: gli orari delle Messe

Domenica 25 dicembre: NATALE di NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO
SS.Messe: ore 09.00 – 11.00 – 17.30
ore 18.30 Vesperi solenni: Al termine processione al Presepio

Lunedì 26 dicembre: S.STEFANO PROTOMARTIRE (non è festa di precetto)
Ss.Messe: ore 09.00 – 11.00 (in latino) – 17.30
ore 18.30 Vesperi solenni. Al termine processione al Presepio

Martedì 27 dicembre: S.GIOVANNI EVANGELISTA (non è festa di precetto)
Ore 09.00 S.Messa in latino
Al termine benedizione del vino in onore di S.Giovanni
I fedeli che lo desiderano possono portare il vino da benedire

Benedizione ed eventuale imposizione della “Medaglia Miracolosa

Nei giorni feriali la S.Messa riprende ad essere celebrata alle ore 09.00.

Sabato 31 dicembre: ore 17.30 S.Messa d’orario (assolve il precetto festivo)
ore 19.00 S.Messa in latino (assolve il precetto festivo)
Al termine canto del “Te Deum” di fine anno

Bollettino parrocchiale: Natale di Nostro Signore Gesù Cristo - 25 dicembre 2011

Fin dai primi secoli la Chiesa ha circondato di una particolare solennità la celebrazione del Natale del Signore. L’ufficiatura, e le tre Sante Messe solenni papali; le “Statio” a S.Pietro e a S.Maria Maggiore: tutto era predisposto per celebrare degnamente la Nascita del Dio Salvatore.
La parola Statio” (stazione) è una delle tante che dal linguaggio militare romano passarono a quello cristiano. Stazione presso i Romani designava posti di soldati nelle regioni straniere. Tertulliano applicando questo termine ai cristiani dice:”I cristiani sono una milizia; per cui devono osservare le stazioni come i soldati”. “Stazione” nel II e III sec. voleva significare una levata mattiniera, digiuno e servizio liturgico ad una chiesa determinata. In seguito questo giorno di servizio o festa liturgica prevedeva una processione, una litania e la celebrazione della S.Messa con assistenza del Clero e del popolo. A Roma specie nelle vigilie ed in tempo di penitenza erano frequenti le Stazioni nelle varie chiese. Ad esse spesso interveniva il Papa che celebrava i Divini Misteri. Ordinariamente la processione stazionale cominciava verso nona (le tre pomeridiane) in un’altra basilica vicina, nella quale il popolo si radunava per attendere l’arrivo del Pontefice, con il Suo seguito; quindi al canto della litania il corteo si muoveva verso la chiesa stazionale in cui aveva luogo il S.Sacrificio che terminava quando il sole volgeva già al tramonto.
Riprendiamo la nostra riflessione sul Natale.

19 dicembre 2011

Bollettino parrocchiale: domenica IV di Avvento - 18 dicembre 2011

L’annuncio della nascita di Gesù segue immediatamente quello della nascita di Giovanni. L’Evangelista dispone la scena introducendo Gabriele che significa “fortezza di Dio”. Colpisce la brevità della descrizione della persona di Maria: l’unica informazione significativa è la Sua verginità che Ella offre in dono a Dio. E’ una promessa sposa e una vergine che rimane tale anche dopo la nascita di Gesù ed inoltre prefigura la Chiesa, che, anche da sposa è senza macchia. Il fidanzamento di Maria fa sì che abbia un marito durante la gravidanza ed il parto. “Ti saluto piena di grazia” è un saluto usato solo per Maria. L’angelo annuncia anche: “Il Signore è con Te”, un saluto misterioso che turba Maria a causa della Sua modestia.
La nuova età della salvezza inizia con il concepimento di Gesù in Maria, come Eva ha portato nel suo grembo tutta l’umanità condannata al peccato, ora Maria porta nel Suo grembo il nuovo Adamo che con la Sua grazia darà vita ad una nuova umanità. L’angelo si rallegra di Maria come della sede della gloria di Dio perché Egli si serve della carne di Maria per portare gli uomini alla gloria. La Vergine Santissima riceve le informazioni sul Bambino dall’Arcangelo Gabriele che Le rivela il divino mistero dell’azione di Dio in Lei, perché pur rimanendo vergine diventerà madre.
Nella nascita del Salvatore si riconosce la presenza della SS.Trinità che rende testimonianza alla nascita verginale. Il Bambino concepito da Maria sarà sia Figlio di Dio che figlio dell’uomo. Il nome di Gesù si riferisce alle Sue azioni piuttosto che alla Sua natura. Egli salverà il popolo dai suoi peccati e porterà ad una nuova creazione del mondo perché Colui che la Madonna concepisce nel Suo grembo non è altri che il Creatore di tutte le cose, Gesù rappresenta il punto di arrivo della stirpe di Davide; discende sia dalla casa di Davide che da quella di Levi, questo riflette il mistero di come ciò che è senza tempo entri nel tempo, nel concepimento di Gesù la casa di Davide e Giacobbe diventa ora la Chiesa universale. Come la cugina Elisabetta, che è discendente di Aronne, Maria è di stirpe regale, in quanto è della casa di Davide e sacerdotale, in quanto è della casa di Levi, per cui Suo Figlio è Re e Sacerdote.

11 dicembre 2011

Bollettino parrocchiale: domenica III di Avvento "Gaudete" - 11 dicembre 2011

Questa domenica viene denominata “gaudete” (gioite), dalla prima parola dell’Introito della Messa, un invito più che giusto a gioire, ad esultare per le grandi, stupende opere del Signore e per l’imminente solennità del S.Natale in cui il Verbo fatto Carne, Gesù Cristo Signore, affacciandosi come un qualsiasi bambino alla scena di questo mondo, ci dona la certezza dell’amore di Dio e della salvezza da lungo promessa ed attesa. Salvezza che ciascuno di noi ardentemente desidera e che purtroppo molte, troppe volte, caparbiamente si ostina a ricercare là dove non potrà mai trovarla. La luce soprannaturale della Grazia illumini ogni cuore perché tutti fissino il loro sguardo stupefatto e riconoscente sull’unico Salvatore, Gesù Cristo, che sta per venire.
E per ben prepararci ad accoglierLo il 15 dicembre p.v. alle ore 18.30 inizierà la Novena al S.Natale.

Ricordiamo:
domenica 11 dicembre ore 18.30 Funzione vespertina: S.Rosario, breve catechesi, canto del “Missus”,
Benedizione Eucaristica
sarà presente il tenore Raffaele Prestinenzi
Tutti i giorni della settimana, sabato escluso, alle ore 7.00 prosegue la celebrazione delle SS.Messe dell’”Aurora”.
Lunedì 12 dicembre, come ogni lunedì d’Avvento, Esposizione ed Adorazione Eucaristica dopo la S.Messa
(ore 7.40 circa) fino alle ore 12.00
Oggi si festeggia anche la Madonna di Guadalupe
Giovedì 15 dicembre ore 18.30 Inizio della Solenne Novena al S.Natale
ore 19.00 Catechesi sull’Eucaristia in sala parrocchiale

Anticipiamo:
Domenica 18 dicembre ore 20.45 Concerto natalizio del Coro dell’Università degli Studi di Trieste diretto
dal M° Riccardo Cossi

                                                                        Saluto e benedico

don Stefano Canonico


Note:
  • Il Parroco è a disposizione dei Fedeli dopo ogni S.Messa o per appuntamento
  • L’Ufficio parrocchiale è aperto ogni mercoledì non festivo dalle ore 9.30 alle ore 12.00
  • E’ stato acquistato un baldacchino per la chiesa che è stato esposto durante le “Quaranta Ore”.
Chi può è invitato a contribuire alla spesa sostenuta di Euro 3.500,00 con un’offerta che può essere consegnata direttamente al parroco o a chi per lui presente in sacrestia. Grazie
  • Si fa presente che la nostra chiesa non riceve contributi da nessuno e quindi vive con le offerte dei fedeli. Un grazie ai benefattori.
  • Per eventuali bonifici o versamenti presso la FriulAdria Credit Agricole – via Mazzini 7 –
34121 Trieste: conto corrente 400855/12 – codice IBAN IT68I0533602207000040085512
  • Chi è interessato a consultare il “Blog” della parrocchia, su internet può digitare l’indirizzo:
www.tradizionetrieste.info

03 dicembre 2011

Bollettino parrocchiale: domenica II di Avvento - 4 dicembre 2011

Riprendiamo il commento della Parola di Dio tratto dagli Scritti dei Padri della Chiesa e da illustri Scrittori antichi:

L’inizio del Vangelo è intimamente connesso alle promesse profetiche veterotestamentarie. La prospettiva di Marcione in merito alla distinzione dei due Testamenti è direttamente smentita proprio dall’inizio del Vangelo di Marco, dove si confondono insieme le voci profetiche di Isaia e di Malachia. Nessun profeta è più grande di Giovanni, il messaggero solitario del deserto profetizzato da Malachia che fu chiamato ad annunciare la venuta di Cristo e la cui voce coniugò strettamente giustizia e misericordia, pentimento e fede. Il battesimo di Giovanni preparò la via per un diverso battesimo che avrebbe avuto pieno compimento nella futura remissione dei peccati che sarebbe giunta proprio con la morte di Colui che egli stesso battezzò. Il potere del battesimo di Giovanni fu intimamente congiunto con la giustizia di un uomo giusto e al contempo,uomo pio, lui che aveva ricevuto la grazia del Signore prima ancora della Sua venuta, quel Dio incarnato che non evitò di identificarsi con i peccatori che necessitavano di una rinascita. Giovanni, vestito di austerità e semplicità di vita, assaporava l’alimento dolce e spirituale del deserto preparandosi all’umile ministero del nostro Signore. Un grande paradigma di disciplina ascetica nasce proprio dal modello di Giovanni conforme all’esempio di Elia, rinunciando al sacerdozio secondo la Legge, divenne araldo e precursore di Dio, nuovo Sacerdote. Il pentimento che Giovanni predicava era simile ad un serpente che muta la sua vecchia pelle nel passare per uno stretto varco, così si preparano a ricevere il battesimo coloro che fanno penitenza. In Giovanni la Legge si riconosce nel vestito di pelle di cammello del deserto, la grazia che lo seguirà sarà vestita della pelle dell’Agnello. I profeti anteriori a Giovanni ricevettero la grazia di predicare la venuta di Cristo, ma a lui fu concessa la grazia di predirLo assente e di vederLo presente. Il battesimo di Giovanni offriva il pentimento, quello di Gesù offre la grazia. Il testo, ad ogni modo non offre possibilità di comparazione tra i misteri di Giovanni e quelli di Cristo, dal momento che lo stesso Precursore afferma che non è possibile alcuna comparazione. Il mistero del battesimo elude il nostro linguaggio ma noi non possiamo evitare di tentare di parlarne.
(Origene, S.Agostino, S.Girolamo, S.Cirillo di Gerusalemme, S.Ireneo di Lione, Tertulliano, Eusebio di Cesarea, S.Ambrogio, S.Massimo di Torino, S.Cipriano, Clemente di Alessandria, S.Beda, il Venerabile, S.Basilio, S.Giovanni Crisostomo)

26 novembre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica I di Avvento - 27 novembre 2011

Con questa domenica inizia il nuovo Anno Liturgico, l’Anno della Chiesa.
L’Avvento è un tempo di penitenza e di preparazione alla Festa del Santo Natale: la sua origine risale al IV secolo. Anticamente era considerato come una seconda Quaresima, sebbene meno rigorosa.Sembra sia stato il papa S.Gregorio Magno, verso la fine del VI secolo ad estendere a tutta la Chiesa tale osservanza già praticata in molti luoghi. La sua durata nei secoli VII-IX venne fissata a quattro settimane, forse a significare i quattromila anni che, secondo il computo antico trascorsero dalla creazione del mondo alla venuta del Messia.
Carattere dell’Avvento è la penitenza e la tristezza temperata però e ravvivata dal lieto annuncio della prossima liberazione: e la Chiesa ad esprimere sensibilmente questo concetto usa nelle sacre funzioni il colore violaceo e sopprime nella S.Messa la recita del “Gloria” ma continua a far sentire il gioioso “Alleluia”.
Misticamente l’Avvento vuol significare la venuta di Gesù Cristo:
1) nel mondo secondo la carne
2) nelle anime per mezzo della grazia
3) alla fine dei secoli in gloria e maestà per giudicare i vivi e i morti
Questo triplice avvenimento è ricordato sovente nella liturgia di questo Tempo liturgico attraverso le infuocate parole dei Patriarchi e dei Profeti che lo preannunciarono. Per cui l’Avvento si può anche definire trepidante attesa del Salvatore.

22 novembre 2011

Aspettando il sole che sorge

La Tradizione della Chiesa è un serbatoio inesauribile di “novità”, al contrario di quanto pensa chi ricerca il nuovo esclusivamente nelle mode che non lasciano il segno. Essa, infatti, riesce sempre a stupirci, in virtù di una freschezza che si rinnova con il passare del tempo. Ecco allora che oggi viene presentata ai fedeli triestini l’opportunità di attualizzare una consuetudine cara ai nostri padri, a cominciare dal momento in cui la Chiesa celebra l’attesa del Messia che viene. Il tempo dell’Avvento esprime la preparazione del passaggio dalle tenebre del peccato e della morte alla luce della vita, incarnatasi nel Cristo, l’autentico “Sol invictus”: in questo periodo i fedeli sono invitati a svegliarsi dal sonno, abbandonare le opere delle tenebre e rivestirsi del Signore (S. Paolo, Rm, 13,11).

La comunità parrocchiale della Beata Vergine del Rosario, Cappella Civica municipale, inaugura l’apertura dell’anno liturgico 2011-2012 offrendo alla cittadinanza la possibilità di rivivere un uso tradizionale, purtroppo smarritosi negli ultimi decenni: con l’Avvento avrà inizio la celebrazione quotidiana delle “Messe dell’aurora”, dette anche “Messe Rorate”, dalle parole dell’introito “Stillate rugiada, o cieli”, tutti i giorni da lunedì a venerdì compresi alle ore 7 del mattino, iniziando il 28 novembre prossimo. Le liturgie saranno celebrate nella lingua latina, secondo la forma straordinaria del rito romano, accompagnate dal canto della cappella corale diretta da Elia Macrì, che proporrà mottetti proprî di questo tempo forte.

19 novembre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXXIV del tempo ordinario - 20 novembre 2011

Continuiamo la catechesi sui Novissimi:

CHI MERITA IL PARADISO
Merita il Paradiso chi è buono, ossia chi ama e serve fedelmente Dio e muore nella sua grazia”. La bontà ci assicura il Paradiso, ci apre la casa del Padre. Chi è buono si impegna seriamente a conoscere e ad amare Dio, a farlo conoscere e amare; chi è buono cerca sempre di fare la volontà di Dio, di dare gloria a Lui. Chi è buono chiede al Signore che possa vivere sempre in grazia. Chi è buono pensa al Paradiso, lo desidera ardentemente e prega che la sua anima, appena sciolta dal corpo, possa entrare nel regno dei cieli.
Perciò dobbiamo conquistare la bontà, arricchirci di bontà.
Tre cose sono preziose e affascinanti per tutti: La giovinezza, la bellezza, la bontà. La giovinezza non ce la possiamo dare, non la possiamo fermare, niente può farla rifiorire. Non si legge mai che fra i miracoli autentici della storia ci sia stato quello di un vecchio ritornato giovane; risuscitati, sì; ma ringiovaniti, no.
La bellezza ha una storia misteriosa. Ce n’è poca nel mondo, ma mette in agitazione tutti…Si sogna, si desidera, ma non ce la possiamo dare.
La bontà, la santità, è una realtà più grande e più divina che la giovinezza e la bellezza, è un poema che si costruisce con la grazia divina e la nostra libera e virtuosa cooperazione, possiamo e dobbiamo conquistarla…Dalla bontà, dalla santità, affiora nell’animo una spirituale e misteriosa bellezza che traspare anche sul volto di un vecchio o di un povero!”
La bontà è l’armonia dell’anima, come la bellezza e la salute sono l’armonia del corpo.
Perciò dobbiamo conquistare la bontà, arricchirci di bontà, diventare sempre più buoni. Ogni giorno che passa una maggiore bontà.
La vera ricchezza è la bontà, la vera giovinezza è la bontà, la vera bellezza è la bontà. Chi è buono è ricco, è sempre giovane e bello. L’anima in grazia che cerca, sente Dio e vive di Lui, porta con sé il Paradiso, è sicura del Paradiso.

Esempio: UN PATTO TRA DUE AMICI

S.Giovanni Bosco, quando era in Seminario, ebbe come compagno molto caro Luigi Comollo. Questi due amici fecero questo patto: “Colui che muore per primo, se sarà permesso da Dio, porterà all’altro la notizia della sua salvezza”.
Luigi Comollo morì a 22 anni nel 1839 e fece conoscere a Giovanni Bosco di essere salvo.
Ecco come S.Giovanni Bosco racconta il fatto:” Era la notte che seguiva il giorno della sepoltura di Comollo, ed io riposavo nel dormitorio con venti alunni. Non dormivo però, ma stavo pensando alla promessa fatta; e, quasi presago di ciò che doveva accadere, ero in preda ad una paurosa commozione. Quando, sullo scorrere della mezzanotte, si ode un cupo rumore in fondo al corridoio…e il rumore si fa sempre più forte, spaventoso e la porta del dormitorio si apre violentemente…Ad un certo momento si fa improvviso silenzio, splende viva una luce, e si ode distintamente risuonare la voce di Comollo, ma più esile di quando era vivo, che, per tre volte, dice: Bosco!Bosco!Bosco! Io sono salvo!
I compagni, balzati di letto, fuggirono e passarono la notte aspettando il sollievo della luce del giorno. Tutti avevano udito il rumore. Parecchi intesero la voce…”
S.Giovanni Bosco conclude così il suo racconto: “siamo abbastanza certi dell’esistenza dell’anima, senza cercare altre prove. Ci basti quello che ci ha rivelato Gesù Cristo”.


13 novembre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXXIII del tempo ordinario - 13 novembre 2011

Continuiamo la catechesi sui Novissimi:

VITA ETERNA

S.Paolo fu il primo grande convertito al Cristianesimo: Da feroce persecutore dei cristiani diventò apostolo ardente perché toccò con mano la verità del Vangelo, perché vide Gesù Cristo e sentì la sua voce. Dopo la sua conversione, lavorò solo per conoscere e amare Gesù Cristo, per convincere i popoli ad accettare il Vangelo. Egli per essere degno di Cristo e per conquistare il premio della vita eterna, non solo lavorò, ma soffrì tanto; soffrì la fame, la sete, la nudità, il carcere, fu preso a sassate, fu flagellato. Egli non avrebbe certamente tanto sofferto se non fosse stato convinto della realtà della vita eterna. Per la fede cristiana e per la vita eterna offrì la sua vita, fu martirizzato.
S.Paolo si considerava un pellegrino desideroso di raggiungere la patria lontana. Egli faceva sentire il suo lamento, manifestava il suo grande desiderio: “desidero morire per essere con Cristo”(Fil 1,23). Esortava i cristiani a vivere sulla terra da pellegrini, a non dimenticare la vera patria.
S.Paolo, nelle sue lettere, parla della risurrezione e della vita eterna; dice che il corpo risorgerà per ricongiungersi con l’anima e vivere eternamente con essa. Ecco le sue parole: “Quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna nei cieli, non costruita da mani di uomo. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste”(2 Cor 5). S.Paolo parla del nostro corpo che è fragile e di breve durata (lo paragona ad una tenda); ma dice che, nell’eternità, avremo un’abitazione stabile, spirituale ed eterna. Questa abitazione stabile ed eterna è il corpo risuscitato e glorioso, di cui l’anima sarà rivestita alla fine dei tempi. Avremo un corpo celeste.
S.Paolo, assicurando con certezza assoluta la vita eterna, esorta vivamente i cristiani a cercare, a desiderare le cose del cielo e non quelle della terra. “Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Eb 13,14).
Stiamo lieti dunque, Gesù trasformerà il nostro misero corpo perché possa essere conforme al suo corpo glorioso; ma dobbiamo essere degni di questa trasformazione, dobbiamo meritarla con la nostra vita cristiana.
Stiamo lieti. Dio ci ha creato per vivere sempre. Col nostro corpo glorificato, riunito all’anima, vivremo eternamente felici: vedremo, ameremo, loderemo Dio

Esempio: Giuda Maccabeo
Giuda Maccabeo vissuto 150 anni prima di Gesù Cristo, adorava il vero Dio, credeva alla risurrezione dei morti e difendeva audacemente la religione.
In un combattimento furono uccisi molti suoi soldati. E si trovò che questi morti avevano sotto il vestito oggetti consacrati agli idoli. Erano stati infedeli al vero Dio ed erano morti a causa della loro infedeltà. Allora si pregò perché il peccato commesso da quei caduti fosse perdonato. Il nobile Giuda Maccabeo esortò il popolo a conservarsi senza peccato, poi fece una colletta e raccolse molto denaro e mandò a Gerusalemme dodicimila dramme d’argento per fare offrire un grande sacrificio per quei soldati morti perché fossero assolti dai loro peccati.
Giuda raccolse le dramme e fece offrire il sacrificio perché credeva alla vita eterna e alla risurrezione. Infatti senza la risurrezione sarebbe stato superfluo e inutile pregare per i morti. Egli aveva lo sguardo alla ricompensa riservata a coloro che credono in Dio e vivono per la sua gloria.




L’INFERNO

Si parla poco dell’inferno, ci si pensa pure poco; anzi c’è perfino chi dice che l’inferno sia una favola. Ma l’inferno c’è davvero, non possiamo dubitarne.
Gesù ha parlato molte volte dell’inferno e nel modo più chiaro. Ha detto che l’inferno esclude dal regno, che è fuoco eterno, è tenebra, è pianto e stridore di denti, è pena e tormento senza alcun sollievo.
Gesù Cristo giudice comanderà “ai servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà il pianto e lo stridore dei denti “ (LG: 48).
Ci deve bastare la parola di Cristo per credere che l’inferno c’è e che è una terribile realtà. Si deve credere e discendere all’inferno da vivi per non andarci dopo la morte.
Anche se l’inferno non fosse così terribile come viene descritto basterebbe solo pensare che l’anima è punita a stare senza Dio. L’anima creata per Iddio, per la felicità eterna è condannata all’infelicità, è respinta dalla luce, dal regno. Questa pena è terribile: non ci si può pensare senza essere sconvolti.
Il solo pensiero di dovere stare per tutta la vita terrena in un carcere, in un sotterraneo, in un deserto, ci riempie di spavento e di tristezza. Ma il pensiero di essere condannati all’inferno dove la speranza è finita, dove la pena è eterna, ci deve riempire di tristezza infinita, di dolore immenso. Se non fosse così è segno che non abbiamo compreso la religione; è segno che non viviamo per Iddio, che non abbiamo fede.
La meditazione dell’inferno ci deve portare a questa conclusione: i veri poveri, i veri infelici, i veri disgraziati sono solo quelli che vanno all’inferno. Perciò la realtà dell’inferno ci deve spronare ad essere i servi buoni e fedeli del Signore.
Chi non cura l’anima, chi non si pente e non ripara il male fatto, chi muore senza ravvedersi carico di peccati gravi, non può pretendere di essere ammesso alla casa del Padre. Chi non osserva nemmeno la legge naturale scritta da Dio in tutti i cuori, non può pretendere il premio eterno.
L’Inferno è per i cattivi, per i peccatori, per tutti i malvagi e i perfidi che non vogliono sapere niente della legge di Dio.
L’inferno non è per i buoni. Chi è buono e vive in grazia di Dio non deve aver paura dell’inferno. I buoni sono al sicuro. Tutti quelli che temono Dio, che vivono alla sua presenza, che osservano con buona volontà la sua legge, camminano sicuri verso il Paradiso. La bontà chiude l’inferno e apre la casa del Padre celeste.

Esempio: S.Benedetto Labre

S.Benedetto Labre francese pellegrinò per la Francia, la Germania, la Spagna visitando i Santuari più celebri. Poi venne in Italia. Passò gli ultimi sei anni a Roma dove viveva in assoluta povertà. Dormiva sotto le arcate del Colosseo o sui gradini delle Chiese. Si nutriva con la roba che riceveva in elemosina e che distribuiva anche ad altri poveri. Durante la giornata si trovava quasi sempre nelle chiese in fervorosa preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Specialmente frequentava il quartiere della Madonna dei Monti dove morì nel 1783.
Questo Santo pellegrino viaggiò sempre a piedi portando con sé il libro delle preghiere e il Crocifisso. Coperto di miseri vestiti, si fermava sui margini della strada per prendere un po’ di cibo che spesso era solo un pezzo di pane. La gente che passava lo guardava con compassione e gli diceva quasi in senso di disprezzo:”povero disgraziato!”.
Egli era poverissimo, ma si sentiva ricchissimo perché amava Dio. Al sentirsi dire “disgraziato”, si alzava in piedi e diceva forte:”Voi mi dite disgraziato, ma io sono felice. Sono disgraziati solo quelli che vanno all’inferno”.








IL PARADISO

Gesù Cristo parlava spesso del Paradiso, del premio che il suo Padre celeste dà ai buoni. Diceva: “Rallegratevi che i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10.20).”Fatevi un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano, e la tignola non consuma” (Lc 12,33).
Gesù assicurò il Regno dei cieli a tutti i poveri in spirito, proclamò solennemente che i tribolati, i perseguitati godranno in Paradiso: “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”(Mt 5,12).
Gesù perfino mise in guardia dal pericolo delle ricchezze che possono essere un ostacolo per il Paradiso. Dopo che il giovane ricco si rifiutò di seguirlo, Gesù disse: “Quelli che hanno ricchezze difficilmente entreranno nel regno di Dio” (Mc 10,23).
Il Paradiso c’è: è la vera patria del cristiano, è il regno di Dio, la felicità eterna.
Ma il paradiso della terra attrae e fa dimenticare il vero Paradiso. La gente si affanna per farsi il paradiso terrestre: vuol godere solo sulla terra. Le città sono state trasformate e abbellite, rese incantevoli, piene di delizie terrene. Le case sono come piccole regge che rendono dilettevole la vita. Si cercano continuamente divertimenti e piaceri di ogni genere. Il paradiso per molti consiste nel denaro, nelle ricchezze, nei lussi, nelle comodità, nel godere la vita presente.
Ma la gente si illude. Cerca la felicità dove non c’è. Anche se la nostra terra contiene tante meraviglie è sempre luogo di esilio, è sempre valle di lacrime. Le gioie e i piaceri terreni sono fugaci e lasciano amarezze nei cuori.
Si deve pensare al vero Paradiso e non attaccarsi a quello della terra. Vuotare i cuori dalle molte e inutili speranze terrene e metterci l’unica speranza del Paradiso. Si deve lavorare per conquistare il Paradiso; si deve meritare con la bontà che richiede lavoro, sacrifici e rinunce.
Quanti sacrifici ed eroismi per le conquiste terrene, per le gare e i primati! Si mette in pericolo e ci si perde perfino la vita. Eppure le vittorie e le glorie del mondo danno solo illusioni di felicità.
Apriamo gli occhi: Consideriamoci pellegrini verso il Paradiso. Lasciamo le vanità. Pensiamo, desideriamo, lavoriamo per il Paradiso.”Bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinchè, finito l’unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati” (LG:48)

Esempio: S.Giovanni Crisostomo

S.Giovanni Crisostomo, vissuto nel V secolo, era vescovo di Costantinopoli, uno dei pastori più ammirati ed amati, il più eloquente e travolgente predicatore del suo tempo. Venne chiamato Crisostomo che vuol dire bocca d’oro, proprio perché parlava molto bene. La sua parola affascinava le folle che lo applaudivano. Però molti si sentivano offesi e condannati dalla parola del santo vescovo e lo odiavano.
Anche l’imperatrice Eudossia, ambiziosa e intrigante, lo odiava e chiedeva che l’imperatore lo condanasse.
L’imperatore Arcadio cercava il modo di condannarlo. Ma un savio consigliere disse all’imperatore: “se manderai il vescovo Giovanni all’esilio, egli sarà contento. Non teme l’esilio perché la sua patria è il mondo intero. Se lo priverai dei suoi averi, non punirai lui ma i poveri della città, ai quali i suoi beni sono destinati. Se lo metterai in carcere, egli bacerà le catene che lo legano. E se lo condannerai alla morte gli farai il regalo più bello, quello di farlo morire martire per la sua fede. Se vuoi colpire il vescovo Giovanni dovrai indurlo a commettere qualche peccato. Egli teme solo il peccato”.
Quel consigliere fece l’elogio più bello del santo Vescovo. Giovanni Crisostomo temeva solo il peccato; aveva solo paura di offendere Dio. Egli credeva al Paradiso, desiderava solo il Paradiso e viveva per fare tutto bene, per dare gloria a Dio.


Ricordiamo per l’entrante settimana:

Domenica 13 novembre:ore 18.30 S.Rosario, breve catechesi, Benedizione Eucaristica

Giovedì 17 novembre la catechesi alle ore 19.00 è sospesa

Salutandovi paternamente vi benedico

Don Stefano Canonico




Note:

  • Il Parroco è a disposizione dei Fedeli dopo ogni S.Messa o per appuntamento
  • L’Ufficio parrocchiale è aperto ogni mercoledì non festivo dalle ore 9.30 alle ore 12.00
  • E’ stato acquistato un baldacchino per la chiesa che è stato esposto durante le “Quaranta Ore”.
Chi può è invitato a contribuire alla spesa sostenuta di Euro 3.500,00 con un’offerta che può essere consegnata direttamente al parroco o a chi per lui presente in sacrestia. Grazie
  • Si fa presente che la nostra chiesa non riceve contributi da nessuno e quindi vive con le offerte dei fedeli. Un grazie ai benefattori.
  • Per eventuali bonifici o versamenti presso la FriulAdria Credit Agricole – via Mazzini 7 –
34121 Trieste: conto corrente 400855/12 – codice IBAN IT68I0533602207000040085512
  • Chi è interessato a consultare il “Blog” della parrocchia, su internet può digitare l’indirizzo:
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05 novembre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXXII del tempo ordinario - 6 novembre 2011

 Siamo nel mese di novembre tradizionalmente dedicato al ricordo orante per i Defunti. E’ quindi più che mai opportuno una salutare catechesi sulla morte, sulla vita eterna sul valore e il dovere del Suffragio cristiano.
Cominciamo perciò a riflettere sui”Novissimi” (Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso)

PENSARE E PREPARARSI ALLA MORTE
La morte, nonostante che sia una realtà terribile, non impressiona più come una volta. La fretta, il chiasso, la superficialità fanno dimenticare la morte. Si vive come non si dovesse mai morire, come se la morte fosse la fine di tutto, come se non vi fosse l’altra vita.
La guerra, le stragi, le crudeltà, le vendette, gli egoismi, gli spettacoli hanno reso insensibili molti cuori. Non si fa più caso alla morte. La gente è scossa, è distratta, non riflette più. Molti ragionano così: “Quando la morte verrà ce la prenderemo, ma ora viviamo spensierati, stiamo contenti, cerchiamo di godere più che possiamo”.
Non deve essere questa la condotta del cristiano. Il cristiano deve pensare alla morte e prepararsi a ben morire. “Beato chi tiene di continuo davanti agli occhi l’ora della sua morte, e ogni giorno si prepara a morire”.
In qualsiasi età, si deve pensare spesso alla morte, tenerla presente come fatto certissimo che può accadere quando meno si pensa.
Il buon cristiano ragiona così:”Io, o presto o tardi, dovrò morire, dovrò lasciare tutto e tutti; il mio corpo ritornerà alla terra. Devo perciò curare il corpo, dimora dell’anima, perché non abbia ad essere mezzo di male, perché non abbia ad offendere l’anima. Devo preoccuparmi soprattutto dell’anima, interessarmi di vivere in grazia, così quando verrà la morte, l’anima sarà finalmente libera, splendente di vita immortale”.

29 ottobre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXXI del tempo ordinario - 30 ottobre 2011

Concludiamo questa settimana la catechesi sul S.Rosario del B.Antonio Rosmini:

(Il Rosario, arma contro i nemici di Gesù Cristo)
Maestra mano fu adunque non solo quella che produsse i vaghi fiori onde il Rosario è composto, e fu mano divina; ma ben anco mano maestra fu quella che li collocò e intrecciò con tanta eleganza. Né altro ci voleva per fermo alla sant’opera industriosa, che un Santo di Dio, com’eri tu, o glorioso Domenico, che all’altezza della mente, e alla santità della vita, e allo splendor de’ miracoli congiungevi una soprannaturale missione ed un peculiare incarico impostoti da Maria stessa tua venerata sorreggitrice. Onde cotal modo di priego, se madre Chiesa per suo figliolo Domenico lo formò e l’approvò; Maria medesima si può dire, che ne fosse la vera principalissima istitutrice.
E di qui raccogliamo, o fratelli, quanto non dee esser possente presso Maria questa preghiera del Rosario, alla quale ella coll’averla proposta e a Domenico suggerita, legò la sua parola, aggiunse la sua promessa d’esaudimento? Conciossiaché vi par egli possibile, che Maria insegnasse agli uomini una orazione, senza intenzion d’esaudirla? Sarebbe un pugnar seco stessa; il che non fia mai vero che della Vergine santissima e sapientissima noi pur sospettiamo.
Laonde qual meraviglia, se al primo comparire della pratica del Rosario, gl’inimici del cielo sentissero l’arma novella contro di loro ordinata! Cominciò il Rosario le sue vittorie contro gli eretici, perché forse i più esecrabili nemici di Gesù Cristo. E fra gli eretici combatté da prima i pessimi Albigesi, empissima setta di Manichei, i quali a quel tempo infestavano la Linguadoca; e alte radici mettevano in quella regione. San Domenico appellò, col Rosario dalla Vergine suggeritole, la Vergine stessa in soccorso della Chiesa assalita; e predicando ovunque il Rosario con incredibil fervore, sparse per tutto tale pietà negli animi de’ cattolici, che gli Albigesi ne vennero raumiliati e depressi. S’invocò allora, con nuovo titolo, la Madonna del Rosario, la qual tenera madre, e insieme eroina fortissima dall’un canto difendea pietosa e di celesti grazie consolava i suoi figliuoli, dall’altra fiaccava le corna agli avversari diabolici congiurati contro la Chiesa.

23 ottobre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXX del tempo ordinario - 23 ottobre 2011

Continua la nostra catechesi sul S.Rosario attraverso gli scritti del B.Antonio Rosmini:

(I misteri della vita, della morte, e della gloria del Salvatore)

Né meno è degno di lode l’artificio, col quale furono distribuite e insieme conteste sagacemente. Perciocché ripartite in tre parti di cinque decine ciascuna d’Avemmarie, e d’un Padrenostro, che le conchiude, prestano luogo acconcio alla disposizion de’ misteri della vita, della morte e della gloria del Salvatore, i quali quasi di pari passo col procedere del Rosario, s’intromettono in bell’ordine a meditare, al terminar cioè di ogni decina, succedendo alla allegrezza de’ gaudi, la tristezza de’ dolori, e ai gaudi e ai dolori, la gloria, che dee essere per ogni cristiano come per Cristo, il compimento di quelli, e la mercede di questi.
Conciossiaché in tutto ciò che è avvenuto di Cristo ed in Cristo, noi veder dobbiamo, quasi in ispecchio, la serie di quelle vicende delle quali è intessuta l’umana vita. Per cui ne’ fatti che togliamo a meditare dobbiam raccogliere e l’esempio a cui attemperare la nostra vita su quella di Cristo, e il modello della morte nostra nella morte di Cristo, e le speranze della nostra gloria insieme con quella di Cristo. Abbiamo ne’ medesimi misteri del Rosario e ciò, di cui dobbiamo godere; e ciò, di cui ci conviene addolorare; e ciò per cui Iddio ci fa glorificare. Impariamo a godere delle sole cose celesti, e non delle umane, di cui ci è permesso il solo uso, come fecero Cristo e Maria; impariamo a rattristarci del solo peccato, e non delle terrene disavventure e croci, le quali debbon esserci strada alla gloria; impariamo ancora ad aspettare, con sicurezza e fidanza nelle promesse di Cristo, dopo una santa morte, una gloria interminabile ed una certa risurrezione.

16 ottobre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXIX del tempo ordinario - 16 ottobre 2011

Continuiamo ad esporre il pensiero del B.Antonio Rosmini sul S.Rosario:

(le due preghiere che compongono la corona di rose a Maria)

Il santo Rosario si compone principalmente dell’Orazione dominicale e dell’Avemmaria: la prima uscita di bocca divina, la seconda composta quasi a due cori dagli angeli del cielo, e dai santi della terra.
Nel Padrenostro è compresa ogni petizione di che l’uomo abbisogna, in giro brevissimo di parole. Poche sono quelle parole, molti e grandi i sensi; umili le espressioni, altissimi i significati; all’idiota è orazion facile ed al savio sublime. Con esso può pregare degnamente qualsiasi cuore magnanimo, con esso meditare profondo qualsiasi mente elevata, con esso santificarsi qualsiasi anima ardente. Già sino colle prime parole di lui; si lascia la terra per sollevarsi in cielo, si dimentica il padre terreno per abbandonarsi al Padre celeste, si stacca il cuore insomma da tutte le cose quaggiù, per attaccarlo alla sola nobile, alla sola preziosa che è colassù in cielo, cioè a Dio.
“Padre nostro, che sei nei cieli”, in questo distacco dalla terra, in questo volo alle celesti regioni, quale libertà non acquista il cuor nostro dai ceppi corporei, quale agilità, e purezza sol propria delle pure intelligenze, qual dignità e quasi padronanza favellando il servo da libero, lo schiavo da figliuolo! Il Dio immenso del cielo, quegli che stringe in pugno la folgore, e con un guardo fa traballar le montagne, non è per chi prega coll’orazion del Signore, un minaccioso sovrano e un zelatore Iddio, ma è un tenero genitore, Il Padre nostro che sta ne’ cieli.

08 ottobre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXVII del tempo ordinario - 9 ottobre 2011

Durante il mese di ottobre, il “Mese del Rosario”, viene proposta una catechesi su questa devozione tratta dai “Discorsi” del B.Antonio Rosmini, (1797-1855), sacerdote e figura di primo piano nel mondo del pensiero cattolico e culturale in genere del XIX secolo:

(Chiesa e Maria, due madri nostre dolcissime)
Madre amorosa è a noi quella Chiesa cattolica, o miei fratelli, che coll’acque battesimali ci ha partoriti alla vera vita, e nutriti col latte e pane della parola; e madre ancora d’amor pienissima è a noi quella Maria, che mettendo alla luce corporea il primogenito nostro fratello Gesù, in esso in cui siamo tutti figliuoli di Dio, sé stessa, e noi quasi generò e partorì all’adozione dello Spirito vivificatore.
Questa gran Vergine, avventuratissima madre del Salvatore, se d’una parte è membro nobilissimo della Chiesa, dall’altra può dirsi, con ammirevole proprietà, che alla Chiesa stessa sia madre, giacché la Chiesa nacque quando nacque il Signor Gesù Cristo, onde la Chiesa si specchia in Maria come figliuola alla madre somigliantissima.
E veramente la Chiesa è come Maria di verginale incorruzione dotata, congiunta a fecondissima maternità. Maria generò Cristo corporalmente onde di lei fu detto dall’uomo a Cristo: “Ecco tua madre” (Mt 12). La Chiesa generò Cristo spiritualmente ne’ discepoli suoi, onde all’uomo fu detto da Cristo, mostrando i discepoli che compongono appunto la Chiesa: “Ecco mia madre”. Come la Chiesa è madre di Cristo in noi, così Maria è madre di noi in Cristo.
Le quali due madri nostre dolcissime vanno quasi a gara per allevarci, e iscorgerci alla salute, e l’una e l’altra ce ne fornisce i mezzi; Maria in cielo piegando propizia gli orecchi alle nostre preci; la Chiesa in terra insegnandoci a presentar degne suppliche a quella regina e madre celeste: E in quanti bei modi la Chiesa non c’insegna a pregare? E con quante grazie a’ suoi devoti largite Maria non mostra ascoltare? Questa sollecitudine materna della Chiesa, questi materni favori di Maria oggi appunto, o miei cari, vengono dal popol fedele commemorati, e con esultanza celebrati.
Oggi si rammenta in questa splendida solennità l’introduzione d’una preghiera acconcissima, che ci mise in bocca la Chiesa, da indirizzare a Maria; oggi si celebra una moltitudine di grazie e di favori, che concesse ai fedeli Maria esauditrice di tal preghiera; si rammemora oggi il Rosario; si celebrano oggi i benefici per esso ottenuti; di quello si magnifica l’eccellenza in commendazion della Chiesa, di questi contemplasi la grandezza in riconoscenza a Maria, acciocché noi docili alla Chiesa, grati a Maria, ci atteniamo all’istruzione di quella, e godiamo della clemenza di questa, praticando nel miglior modo che per noi si possa la divozion del Rosario cotanto al cielo gloriosa, ed alla terra proficua.
E innanzi tratto, se è vero, che la bontà di un’opera risulta prima dalla perfezione delle sue singole parti, poscia dal convenevole loro collegamento, e finalmente dalla grandezza del fine a cui ella è rivolta; che si potrà mai ritrovare di più perfetto ed eccellente della devozione del Rosario? La quale noi possiamo rappresentarci, pigliandone l’occasione di parola, siccome una vaga unione di rose bellissime, quasi bianche e vermiglie in leggiadrissima corona intessute, da porsi in sul capo a Maria.
Che bellezza non hanno quelle rose tutte di paradiso! Che bellezza quell’ordine onde da mano sì maestra sono assettate e disposte! Che eccellenza quegli oggetti di cui sono emblema! Che altezza quel fine e quell’uso, a cui sono destinate!”

Ricordiamo per l’entrante settimana:

04 ottobre 2011

Venerdì 7 la messa celebrata dall'arcivescovo Giampaolo Crepaldi

Venerdì 7 ottobre prossimo, in occasione della festa liturgica della Beata Vergine del Rosario, mons. Vescovo di Trieste, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, celebrerà la santa messa delle ore 9.00 del mattino presso l’omonima parrocchia e cappella civica, in piazza Vecchia. Il presule ha accolto l’invito di don Stefano Canonico, pastore della locale comunità parrocchiale; il rito sarà accompagnato dalla Cappella Corale diretta dal maestro Elia Macrì, che eseguirà un repertorio di mottetti appropriati. Nel corso della celebrazione mons. Crepaldi terrà l’omelia. Tutti i devoti della Madonna sono invitati a partecipare alla santa messa nel giorno della solennità del s. Rosario.

La festa esterna della Madonna del Rosario

Sono trascorsi con unanime soddisfazione i giorni del triduo e della festa esterna della Madonna del Rosario nell’omonima chiesa parrocchiale e cappella civica triestina, tra il 28 settembre ed il 2 ottobre scorsi. Le celebrazioni si sono aperte con il bel ciclo di predicazione, tenuto dal prof. P. Alberto Fabio Ambrosio, OP, Vicario Provinciale dei pp. Domenicani di Turchia, articolato sui Trascendentali dell’essere secondo la dottrina filosofica di s. Tommaso d’Aquino (unum, verum, bonum, pulchrum), sulla cui base i fedeli sono stati sapientemente guidati alla considerazione delle principali verità cristiane, illuminate dalla luce singolarissima promanata da Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra. La predicazione di p. Ambrosio, assai densa pur nella sua semplicità espositiva, ha avuto come contrappunto l’accompagnamento musicale offerto dalla Cappella corale ed orchestrale diretta dal m.o Elia Macrì, con brani scelti di W. A. Mozart, E. Grieg e F. Schubert, magistralmente interpretati.

30 settembre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXVII del tempo ordinario - 2 ottobre 2011

Gli anni scorsi abbiamo già diffusamente descritto l’origine del S.Rosario, come è composta questa stupenda preghiera straordinariamente semplice, il suo altissimo significato e valore spirituali, la sua eccezionale efficacia. Riprendiamo solo qualche punto essenziale, come le famose “Quindici Promesse” per poi proporre durante tutte le settimane del Mese di Ottobre, che è il mese dedicato al S.Rosario, delle stimolanti riflessioni su questa antica ma sempre attuale preghiera così raccomandata ai fedeli da tutti i Sommi Pontefici.

La celebrazione della festività odierna istituita dal Papa S.Pio V per commemorare la vittoria riportata nel 1571 a Lepanto dai Cristiani contro la flotta turca (inizialmente si diceva “Maria della Vittoria”), il giorno 7 ottobre, che in quell’anno cadeva di domenica, venne estesa nel 1716 alla Chiesa Universale fissandola alla prima domenica di ottobre; nel 1913 il Papa S.Pio X stabilì che si celebrasse il 7 ottobre. Siccome questa festa era molto diffusa e radicata nella pietà popolare si permise che per maggior comodo dei fedeli, la cosiddetta “solennità esterna” cioè la festa di popolo, continuasse a venir celebrata la prima domenica di ottobre. Anche le nuove disposizioni liturgiche stabiliscono che nelle chiese dedicate alla Madonna del Rosario possa continuare questa prassi.

La “festa del Santissimo Rosario” compendia in certo senso tutte le feste della Madonna ed insieme i misteri di Gesù, ai quali Maria fu associata.
Il Rosario compone armoniosamente la preghiera vocale (la recita del “Pater Noster”, dell’”Ave Maria” e del “Gloria Patri”) con la preghiera mentale (la meditazione dei Misteri della vita di Cristo e della Madonna).
Nei documenti pontifici il S.Rosario viene fatto risalire a S.Domenico, che ne fu il primo entusiasta diffusore, su indicazione della Vergine Santissima apparsagli in circostanze particolarmente difficili, a cui fu dato poi nuovo impulso e vigore dal Beato Alano de la Roche (1428-1475) per comando della Madonna apparsagli più volte dal 1460 in poi.

Ecco le 15 Promesse fatte dalla B.V. Maria al Beato de la Roche a coloro che recitano il S.Rosario:

28 settembre 2011

Spunto catechetico sul significato della Preparazione alla Festa patronale

La suggestiva sequela dei riti che ci viene proposta per solennizzare la festa della celeste Patronessa di questa chiesa parrocchiale e Cappella Civica di Trieste, la B. Vergine del Rosario, è caratterizzata da una simbologia dall'alto significato teologico e nel contempo catechetico che ci aiuta a comprendere per poi apprezzare autenticamente le azioni liturgiche che siamo invitati a compiere.
Nel corso del triduo di predicazione, i fedeli si radunano attorno al pulpito, animati dal desiderio di accrescere la conoscenza e la fede nella Madre di Dio, alla luce della guida della Sacra Scrittura e della santa Tradizione della Chiesa.
Per tre giorni, alla lode delle sue virtù il popolo affianca l'invocazione corale della sua intercessione – la Vergine quale Mediatrice della Grazia divina – attraverso il canto dell'inno e dell'antifona, le cui parole riecheggeranno frequentemente in tutto il periodo della festa.
La Benedizione Eucaristica, che corona il momento triduano, sta quindi a rappresentare la discesa della pienezza della grazia d'intercessione, ottenuta "per Mariam", per mezzo della Quale il Verbo si è fatto carne venendo ad abitare in mezzo a noi (Gv. 1, 14).
La traslazione della Reliquia della Madonna dalla Cappellina dove si venera la miracolosa effigie mariana alla chiesa parrocchiale, simboleggia la solennizzazione della costante presenza della Vergine.
Essa si realizza non già con il pellegrinaggio dei devoti verso il Suo santuario, bensì mediante la ricezione della Presenza mistica – assicurata, per l'appunto, dalla Reliquia – di modo che sia Ella stessa, in questo breve percorso, a visitare i Suoi devoti per scendere in mezzo a loro ed accoglierne le suppliche, corrispondendo a quel titolo sublime di Madre della Chiesa ed Ausilio dei Cristiani.
A tale visita, i fedeli rispondono nuovamente con il canto dell'inno e dell'antifona, così come nell'antichità i versetti dei Salmi adornavano i pellegrinaggi delle anime pie sulle tombe dei Martiri o sui luoghi di miracoli ed apparizioni.
Di seguito, avremo la celebrazione del Sacrificio eucaristico; la storia ci rimanda all'antichissima tradizione di celebrare i divini misteri sulla tomba dei Santi Martiri, dov'era più forte la loro presenza di testimoni della Passione di Cristo.
La S. Messa ripropone l'evento centrale del Calvario, dove Gesù offrì al Padre la vita per la redenzione dell'umanità, sotto lo sguardo compassionevole di sua Madre: la Sua Passione diviene gloria della Risurrezione, fonte inesauribile di Grazia e di vita nuova offerta alla portata di ciascuno di noi.
Si comprende, infine, il senso della processione con l'icona della Madonna tra le strade della nostra parrocchia, a significare la proclamazione e lo spargimento concreto di questa Grazia che da sola è la fonte e la base del rinnovamento delle nostre menti e dei nostri cuori.
Accorrete dunque numerosi per proseguire fortificati il comune cammino, assieme a Maria, verso il Signore, "conversi ad Dominum Deum Patrem Omnipotentem" (S. Agostino, Sermone 183.mo).
(sulla base delle indicazioni fornite del rev.mo mons. Giuseppe Farrugia, arciprete emerito della Basilica di s. Giorgio, Victoria, Gozo – Malta)

26 settembre 2011

Bollettino parrocchiale: Domenica XXVI del tempo ordinario - 25 settembre 2011

L’identità di ciascun figlio varia a seconda dei diversi commentatori. Alcuni pensano che il minore rappresenti i pagani ed il maggiore i giudei, altri ancora credono che il primo rappresenti i farisei o coloro che sono influenzati dal loro insegnamento mentre l’altro i pubblicani ed i peccatori.
La parabola ci insegna che è meglio compiere la giustizia di Dio senza fare promesse piuttosto che promettere e poi rinnegare le proprie promesse. Il figlio che prima rifiuta di lavorare e poi si pente, compie il volere del padre. Il figlio che promette di andare, ma poi non va, è giustamente rimproverato. Perfino dopo che i pubblicani e le prostitute avevano creduto, i capi dei giudei continuavano a non credere e quindi non avevano più motivo di scusa. (Antico Anonimo, S.Ilario di Poitiers, S.Giovanni Crisostomo).
Ripresentiamo, soprattutto per coloro che la settimana scorsa non erano presenti in questa chiesa alle sacre Celebrazioni, il programma dettagliato delle Funzioni liturgiche per la nostra Festa Patronale della B.V. del Rosario ormai prossima.
La Festa cosiddetta “esterna” cioè più solenne verrà celebrata sabato 1 e domenica 2 ottobre.
Sarà preceduta, così come lo scorso anno, da un solenne Triduo di preparazione nei giorni di mercoledì 28, giovedì 29 e venerdì 30 settembre alle ore 18.30 con la presenza del Coro parrocchiale, diretto dal M° Elia Macrì, e dall’orchestra.
Sabato 1 ottobre alle ore 18.30 vi sarà una breve processione che partirà dalla nostra chiesa per recarsi alla Cappellina della “Madonna dei Fiori” sita in via del Teatro Romano n.18. Là verrà incensata la Reliquia della Madonna che sarà poi traslata (trasportata) solennemente in chiesa e posta in onore.
Alle ore 19.00 inizierà la S. Messa solenne in latino secondo il Rito di S.Pio V celebrata dal Sacerdote novello don Marc Kalisch ordinato il 17 settembre p.v. e per lui tutti noi siamo invitati a pregare. Verrà eseguita dal nostro coro, accompagnata dall’orchestra, la Messa solenne in sol Maggiore di Franz Schubert (1797-1828).
Al termine, secondo un’antica tradizione, chi desidera potrà baciare le mani consacrate del Sacerdote Novello in segno di rispetto e venerazione e ricevere così l’indulgenza parziale.
Domenica 2 ottobre alle ore 10.00 partirà dalla nostra chiesa la processione solenne con l’effigie della B.V. del Rosario presieduta dal suddetto Sacerdote Novello, ed accompagnata dalla banda, percorrerà le vie della nostra parrocchia per poi rientrare in chiesa e concludersi con la Benedizione con la Reliquia della Madonna.
Alle ore 11.00 sarà celebrata dal vicario Generale, mons. Pier Emilio Salvadè, la S.Messa, come d’orario solito, con la presenza del nostro Coro parrocchiale che eseguirà alcuni mottetti mariani ed eucaristici.
Alle ore 12.00 vi sarà la tradizionale “Supplica alla Madonna di Pompei”. Infine
alle ore 18.30 verrà celebrata la solenne Funzione Mariana (S.Rosario, canto delle Litanie Lauretane e Benedizione Eucaristica) con la presenza sempre così qualificata del nostro Coro parrocchiale.

La Cappella civica della Beata Vergine del Rosario celebra la festa patronale

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento che la Parrocchia Cappella Civica della Beata Vergine del Rosario in Trieste organizza in vista della solennità esterna della festa della sua celeste Patronessa.
Il solenne triduo in preparazione sarà tenuto dal rev.mo prof. p. Alberto Fabio Ambrosio OP, Provinciale dei Domenicani di Turchia, zelante apostolo del Rosario nonché giovane e rinomato studioso. Le funzioni triduane si svolgeranno i giorni 28, 29 e 30 settembre, a partire dalle ore 18.30 con la recita delle orazioni composte dal b. Bartolo Longo, il canto del Salve Regina, la predica, il canto dell’inno e dell’antifona, l’esposizione eucaristica e la benedizione sacramentale. I brani musicali saranno curati dalla cappella corale ed orchestrale della parrocchia, diretta da Elia Macrì.

Sabato 1 ottobre, alle 18.30, avrà luogo la solenne traslazione della Reliquia della Madonna ad opera del clero e della frateria, partendo dalla cappellina dell’immagine miracolosa della Vergine sino alla Chiesa parrocchiale.
Colà, alle ore 19.00, avrà luogo la celebrazione della messa solenne in terzo in onore della B.V. del Rosario, officiata dal neomista tedesco Marc Johannes Kalisch, coadiuvato da clero proveniente dalla diocesi di Albenga-Imperia, alla presenza di una delegazione di frati Francescani dell’Immacolata. La cappella corale ed orchestrale eseguirà la messa in sol maggiore D 167 di Franz Schubert, per soli (Ingrid Iellenz, soprano, Raffaele Prestinenzi, tenore, Hao Wang, baritono) e coro, con mottetti di W.A. Mozart, G. F. Haendel ed altri celebri autori.

Domenica 2 ottobre, dopo le messe di tabella, alle 10.00 si svolgerà la solenne processione con l’icona della Madonna per le strade della parrocchia, accompagnata dal suono della banda, al rientro della quale, a 12.00 vi sarà la lettura della Supplica alla Madonna di Pompei. Nel pomeriggio, alle 18.30, ci sarà la funzione pomeridiana con la benedizione eucaristica, con il Tantum Ergo in Mi bemolle maggiore di F. Schubert.

Giovedì 6 ottobre, alle 18.30 i primi vesperi solenni della Festa, con il canto dell’inno e dell’antifona “Beata es Virgo Maria”, musicata dal compositore maltese L. Fenech, con i solisti Raffaele Prestinenzi, Mathia Neglia e Tiziano Vojtissek, all’organo Marco Plesnicar. Musiche di autori maltesi: L. Fenech, G. Giardini Vella, A. Buhagiar.

L’indomani, festa liturgica della Madonna, il Vescovo di Trieste, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, celebrerà la messa (rito ordinario) alle ore 9.00, con il canto del coro; al pomeriggio, alle 18.30, l’esposizione eucaristica e la messa della Madonna celebrata dinanzi al Santissimo Sacramento solennemente esposto, alle 19.00, ricorrendo il primo venerdì del mese.

22 agosto 2011