25 novembre 2012

Bollettino parrocchiale: Domenica XXXIV ed ultima del Tempo Ordinario - 25 novembre 2012

I SUFFRAGI
“La Chiesa…fin dai primi tempi della religione cristiana coltivò con grande pietà la memoria dei defunti; e poiché santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai loro peccati, ha offerto per loro anche suffragi” (LG:50).
La parola suffragio vuol dire opera spirituale, bene spirituale offerto a Dio in favore dei morti.
Fare suffragi vuol dire offrire a Dio opere buone, preghiere, sacrifici, penitenze in favore dei morti perché siano liberati al più presto dalle loro pene. Ad esempio: partecipare alla Messa per i morti vuol dire fare un suffragio per essi, ossia cedere tutti i meriti che si hanno partecipando alla Messa per le anime del Purgatorio.
Quando si parla di suffragio si intende suffragio per i morti. Però il suffragio non si fa per tutti i morti, ma solo per quelli che sono in Purgatorio.
Le anime che sono in Paradiso sono beate, vivono pienamente la vita di Dio e non hanno bisogno dei nostri suffragi.
Le anime trovate in peccato mortale sono all’inferno e per loro non c’è più speranza di salvezza; esse non possono meritare più; i suffragi per loro sono inutili.
I nostri suffragi sono solo per il Purgatorio, per le anime che devono purificarsi per entrare in Paradiso. Esse devono scontare i peccati veniali e le pene dovute ai peccati gravi rimessi in vita, Devono liberarsi da ogni colpa e da ogni pena.
Tutte le anime del Purgatorio sono in stato di grande sofferenza perché sono ancora senza Dio. Le possiamo paragonare ai poveri esiliati e ai carcerati. Questi poveretti ci fanno grande pena perchè sono privi di libertà, lontani dalla patria e dalla famiglia, costretti a vivere in grande tristezza, a sospirare il giorno della liberazione.
Se gli esiliati e i carcerati di questo mondo ci fanno gran pena. Maggior pena ci devono fare le anime del Purgatorio. Esse soffrono finchè non saranno completamente pure, sospirano Dio finchè non vedono la sua luce.
Dobbiamo compatire le anime sante, comprendere il loro stato e soccorrerle. Esse possono confidare solo in noi che possiamo aiutarle con i nostri suffragi. Non siamo avari ed ingrati. Diamo generosamente, diamo tutto quello che possiamo dare.

Esempio: il ben dei morti
Ercole Attuoni che fu arcivescovo di Fermo e morì il 31 maggio 1941, durante la sua vita parlò in qualche predica e scrisse in una pastorale di quando era fanciullo e andava a chiedere il ben dei morti.
La fanciullezza di Ercole Attuoni nato a Stazzema (Lucca) il 18 aprile 1875, fu piena di episodi attraenti di ragazzo buono e bravo.
C’era povertà nella sua casa e lui, ogni anno, il due novembre faceva il giro del paese per cercare il ben dei morti, ossia la carità che si dava in suffragio dei morti.
Le famiglie ben provviste di Stazzema preparavano il sacco di granoturco dietro l’uscio di casa e attendevano i poveri o meglio quasi sempre i ragazzi delle famiglie povere che facevano il giro per avere granoturco o farina di granoturco per la polenta che allora era cibo comune e gradito.
Passava anche Ercole, scalzo e festoso; apriva la bocca del suo sacchetto e dalle buone signore (la Frasia, la Betta, la Luisetta, la Giovanna) riceveva abbondante la polvere d’oro. A quel ragazzo, così vispo e così allegro, davano più di una sola misura perché lo meritava per la sua distinta bontà.
E l’Ercolino ringraziava ad ognuna di quelle porte: “Dio vi ricompensi”: e poi, dopo l’ultima porta, quando il sacchetto era pieno, via di corsa a casa a gridare trionfante alla mamma: “tutto pieno il sacchetto, non ce ne starebbe più una giumella”.
E a sera nella casa di Cherubino e Gloriosa Attuoni, i genitori di Ercole, si faceva e si mangiava la polenta fatta col ben dei morti. E si ricambiava il ben dei morti con il bene della preghiera; si recitava il Rosario.
E quella famiglia povera dove si riceveva e si rifaceva il bene, fu benedetta. Quel fanciullo povero, ma buono e bravo, che passava di casa in casa a chiedere il ben dei morti, fu aiutato da buone famiglie, andò in Seminario e diventò sacerdote e vescovo. E fu un grande vescovo.


Impariamo a conoscere e ad amare i Santi.

Il 25 novembre ricorre la festa di S.Caterina d’ Alessandria Vergine e Martire.
All’inizio del IV secolo avvenne un improvviso mutamento da parte della potenza romana nei confronti del cristianesimo. Diocleziano, ormai vecchio e di volontà inferma, diede il via alla più crudele delle persecuzioni. In Egitto, definito “la Cina del mondo antico” la persecuzione raggiunse la più efferata crudeltà: uomini, donne e fanciulli venivano condannati a supplizi che la fertile e macabra fantasia dei carnefici inventava per rendere più atroci le sofferenze dei condannati, al punto che molti pagani, impietositi, cercavano di aiutare i cristiani a sottrarsi a quella terribile fine.
Il martirio di S.Caterina d’Alessandria colpì grandemente la sensibilità popolare in quanto trattavasi di una fanciulla di alto rango, intelligente, bella di volto quanto di anima. Massimino Daia, subentrato allo zio Galerio nel governo delle province africane, si invaghì di Caterina a tal punto da progettare di divorziare dalla moglie per sposarla. Al deciso rifiuto della giovane cristiana, l’aveva messa a confronto con ben cinquanta filosofi perché la convincessero che Cristo, essendo morto in croce, non poteva essere Dio. Ma Caterina, facendo eccellente uso dell’arte retorica e soprattutto delle sue buone cognizioni filosofiche e teologiche, finì per trarre dalla sua parte quei sapienti, che, illuminati dalla grazia, aderirono al cristianesimo: doppiamente sconfitti agli occhi dei pagani, essi guadagnarono la corona dei martiri, perché Massimino li fece trucidare.
Quanto a Caterina, non essendo riuscito a piegarla ai suoi desideri, Massimino cercò di farla stritolare dalle ruote con cerchioni irti di punte di ferro, che si piegarono come molli vimini a contatto con le tenere carni della fanciulla. Da questo episodio quanti hanno a che fare con ruote l’hanno eletta loro patrona. Condotta fuori dalla città, Caterina venne decapitata, ma dal collo reciso, come dallo stelo di certe erbe, anzicchè sangue sgorgò uno zampillo di latte, meritando per questo un secondo patrocinio, questa volta da parte delle nutrici, che la invocavano per aver latte sufficiente a nutrire i bambini. I prodigi non finirono qui: dal cielo scesero gli Angeli che trasportarono il corpo della martire sul monte Sinai, dove sarebbe poi sorto un monastero a lei dedicato tuttora esistente.

Ricordiamo per l’entrante settimana:
Domenica 25 novembre: Ore 09.00 S.Messa a suffragio di Mons. Antonio Dessanti
Ore 18.30 S.Rosario, breve catechesi e Benedizione Eucaristica
Martedì 27 novembre: anniversario dell’apparizione della B.V. Maria a S.Caterina Labouré
(Medaglia Miracolosa)
Ore 09.00 S.Messa d’orario. Al termine benedizione ed eventuale imposizione
della Medaglia Miracolosa

Giovedì 29 novembre: Inizio della Novena in preparazione alla Solennità dell’Immacolata
Concezione della B.V. Maria
Ore 09.00 S.Messa d’orario. Al termine recita della Novena e canto del “Tota
pulchra”
Sabato 1 dicembre: I^ sabato del Mese dedicato al Cuore Immacolato di Maria
Ore 17.30 santa Messa d’orario
Ore 18.30 Novena dell’Immacolata
Ore 19.00 santa Messa d’orario in latino cantata in occasione della I domenica di Avvento in cui inizia il nuovo Anno Liturgico ed il periodo di preparazione alla Solennità del S.Natale. Prima dell’aspersione con l’Acqua benedetta verrà eseguito il mottetto “Sanctissimus namque Gregorius” in onore del Papa S.Gregorio Magno che riordinò in modo mirabile il canto liturgico che da lui appunto, prese il nome di “gregoriano”.

Anticipiamo, ora, in modo dettagliato le varie celebrazioni previste per l’Avvento:

18 novembre 2012

Bollettino parrocchiale: Domenica VI dopo l'Epifania - 18 novembre 2012

Partecipazione alla comunione dei santi

La partecipazione alla comunione dei santi ossia ai beni soprannaturali avviene principalmente attraverso la carità e la vita di grazia. Però non tutti i fedeli partecipano allo stesso modo al reciproco scambio dei beni; ciascuno vi partecipa in misura della sua fede e della sua carità.
Chi ha più fede e più carità ha maggiore vita soprannaturale, ha maggiori beni spirituali e li partecipa in maggiore quantità, li può riversare con più abbondanza sugli altri e sulle anime del Purgatorio.
Per ricevere di più e per dare di più si deve aumentare la vita di grazia. Più è viva la fede, più è grande la carità e più si ha e più si dà. Più è intensa la vita di grazia e più si riceve e più si dona. E più si dona e più si riceve.
Allora perché le nostre opere e suffragi abbiano valore, perché il nostro dare ai morti e ai vivi sia abbondante e perché anche il nostro ricevere sia abbondante, preoccupiamoci di avere la fede, la carità e la vita di grazia.
La fede è la base della nostra vita spirituale. Perciò non una fede incerta o quasi spenta, ma fede viva. Più la fede è viva e vissuta con le opere e più possiamo meritare.
La carità che ci fa amare Dio come sommo bene e il prossimo per amore di Dio, è il principio di ogni atto meritorio. Più si ama Dio e più si merita. Più osserveremo la sua legge e più sarà grande in noi la carità, e più doni e grazie avremo e più daremo agli altri. Perciò non una carità debole, ma forte, capace anche di atti eroici.
La grazia santificante è il più grande dono che possiamo avere. Essa dà ad ogni nostra azione un valore soprannaturale. Quindi non una vita di grazia ad intervalli, ma continua ed intensa.
Chi non vive di fede, chi non pratica la carità, chi non si impegna seriamente a vivere in grazia non conclude e non merita niente né per sé per gli altri, né per i morti. Può partecipare anche a due Messe al giorno, può fare molte comunioni e recitare Rosari, ma con poco o senza profitto perché manca il vero spirito, manca la sostanza della vita cristiana.

Esempio: La conversione di Thomas Merton
Thomas Merton da giovane non era religioso. Ebbe però un’improvvisa crisi di coscienza e si convertì e si fece trappista. Egli disse che, prima della conversione sentì la presenza di suo padre morto che gli comunicò una luce interiore che lo liberò dalle sue pesanti catene.
Merton si trovava a Roma e visitava le chiese più antiche per ammirare le opere d’arte. Una notte, dopo una giornata di visite alle sue chiese preferite, ebbe una viva sensazione della presenza di suo padre. Gli parve che suo padre, morto da più di un anno, gli fosse vicino. E gli sembrò una presenza viva, impressionante come se gli avesse parlato. E ne fu scosso, comprese la triste condizione, pensò a Dio e lo pregò perché lo aiutasse a liberarsi delle cose che lo facevano schiavo.
Merton non aveva mai pregato nelle chiese che aveva visitato, non si era mai inginocchiato. Invece, dopo quella notte, al mattino presto, salì sull’Aventino deserto con l’anima straziata dal dolore ed entrò in Santa Sabina per pregare. Prese l’acqua santa alla porta, andò verso l’altare, si inginocchiò lentamente e con la fede che poteva avere recitò il “Padre nostro”. Passò a santa Sabina una mezz’ora di lacrime e di appassionata preghiera. Dopo aver rivolto uno sguardo alla Madonna del Sassoferrato, si fermò nell’atrio a vedere l’arancio miracoloso di S.Domenico. Poi uscì all’aperto con la sensazione di essere rinato, si sedette su un muricciolo in pieno sole e gustò la pace che sentiva nel cuore.
I vivi aiutano i morti, ma anche i morti aiutano i vivi.

Impariamo a conoscere e ad amare i Santi.

Giovedì prossimo 22 novembre ricorre la Festa di S.Cecilia Vergine e Martire, Patrona della Musica Sacra.
Il culto di S.Cecilia, in onore della quale nel V secolo venne costruita a Roma una basilica, si diffuse ovunque a motivo della sua “Passio”. In essa Cecilia è esaltata come il modello più perfetto di donna cristiana, che per amore del Signore ha professato la verginità e ha subito il martirio.
Cecilia, nobile e ricca, si recava quotidianamente ad assistere alla S.Messa celebrata da papa Urbano nelle catacombe lungo l’Appia, attesa da una moltitudine di poveri, che ne conoscevano la generosità. Cecilia, data in sposa a Valeriano, nel giorno delle nozze, “mentre gli organi suonavano, ella cantava nel suo cuore soltanto per il Signore” (da questo brano della “Passio” ha avuto origine il patrocinio di Cecilia sulla musica sacra); poi, giunta la notte, la giovane disse a Valeriano: “Nessuna mano profana può toccarmi, perché un Angelo mi protegge. Se tu mi rispetterai, egli ti amerà, come ama me”..
Al contrariato sposo non restò che accogliere il consiglio di Cecilia, farsi istruire e battezzare da papa Urbano e poi condividere lo stesso ideale di purezza della sposa, ricevendo in ricompensa la stessa sorte gloriosa: la palma del martirio, al quale per grazia divina venne associato anche il fratello di Valeriano, Tiburzio ambedue storicamente accertati e sepolti nelle catacombe di Pretestato. Dopo il processo, riferito con dovizia di particolari dall’autore della “Passio”, Cecilia, condannata alla decapitazione, ebbe tre poderosi fendenti dal carnefice, senza che la sua testa cadesse recisa: aveva domandato e ottenuto la grazia di rivedere papa Urbano prima di morire.
In attesa di questa visita ella continuò per tre giorni a professare la fede. Non potendo proferire parole, espresse con le dita il suo credo in Dio Uno e Trino. E in questo atteggiamento l’ha scolpita il Maderno nella celebre statua.

Ricordiamo per l’entrante settimana:

Domenica 18 novembre ore 18.30: Recita del S.Rosario, breve catechesi e Benedizione Eucaristica
Mercoledì 21 novembre: Festa della Madonna della Salute
Ore 09.00 S.Messa d’orario in onore della Beata Vergine Maria
Giovedì 22 novembre: Festa di S.Cecilia Vergine e Martire Patrona della Musica Sacra.
Ore 09.00 S.Messa d’orario
Ore 18.30 S.Messa cantata in latino.
E’ presente la corale parrocchiale diretta dal M° Elìa Macrì
Anticipiamo:
Domenica 25 novembre alle ore 09.00, la S.Messa sarà celebrata a suffragio di Mons. Antonio Dessanti
Come ricordato la settimana scorsa Mons. Guido Pozzo celebrerà una solenne S.Messa Pontificale nella nostra chiesa sabato 15 novembre p.v. alle ore 18.30.
In questa occasione ci sembra opportuno offrirgli a nome di tutta la parrocchia, un dono come attestazione di stima e riconoscenza nonché di affetto nei suoi confronti. Chi perciò desiderasse contribuire con un’offerta è gentilmente pregato di rivolgersi al parroco. Grazie

A tutti i saluti più cordiali e la consueta paterna benedizione.


Don Stefano Canonico

11 novembre 2012

Bollettino parrocchiale: Domenica XXXII del Tempo Ordinario - 11 novembre 2012

Continuiamo la nostra catechesi sui Defunti:

LA COMUNIONE DEI SANTI
Per comprendere meglio il Purgatorio e i suffragi si deve richiamare la dottrina della comunione dei santi.
La Chiesa è l’unione in Cristo dei beati del Paradiso, delle anime del Purgatorio e dei fedeli della terra. I beati del Paradiso formano la Chiesa trionfante, le anime del Purgatorio formano la Chiesa di coloro che devono purificarsi, i fedeli della terra la Chiesa dei viatori.
Queste tre Chiese sono intimamente unite e costituiscono una sola Chiesa ossia il Corpo Misterioso di Cristo. In questo Corpo misterioso tutto è in comune: il bene di tutti è il bene di ciascuno, il bene di ciascuno è il bene di tutti. Abbiamo così la comunione dei santi.
Comunione dei santi vuol dire che i beni spirituali, che sono nella Chiesa, sono per tutti: è circolazione perenne di vita, di amore e di grazia tra i membri della Chiesa trionfante, della Chiesa di quelli che si stanno purificando e della Chiesa dei viatori sulla terra. Quindi ogni cristiano che vive in grazia ha parte del bene che c’è e si fa nella Chiesa. Come nella famiglia umana c’è un fondo di beni, un patrimonio che è di tutti, che serve tutti; così nella Chiesa c’è un fondo sociale, c’è un tesoro per tutti di un valore infinito. Come nel corpo umano circola il sangue per tutte le membra; così nella Chiesa circola il bene per tutti.
La comunione dei santi ci arreca preziosissimi vantaggi; ci unisce ai beati del Cielo, alle anime del Purgatorio e a tutti i giusti della terra. Con la comunione dei santi si stabilisce una eguaglianza meravigliosa. Ciò che sovrabbonda in un membro va a vantaggio di un altro membro che scarseggia: uno soddisfa per l’altro alla giustizia di Dio; uno ottiene per un altro grazia e misericordia. “Tutti, sebbene in grado e modo diverso, comunichiamo nella stessa carità di Dio e del prossimo e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria” (LG:49).
E’ veramente una verità sublime e consolante la comunione dei santi, vincolo soavissimo che lega tutti i membri vivi della Chiesa. “L’unione dei viatori coi fratelli morti nella pace di Cristo, non è minutamente spezzata, anzi è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali” (LG:13). Le nostre preghiere e opere buone fanno gioire i beati del Cielo, confortano le anime del Purgatorio e tornano a nostro grande vantaggio.
La comunione dei santi ci unisce ai nostri morti. Essi sono vicinissimi a noi: li abbiamo nel cuore, possiamo aiutarli e loro possono aiutare noi. Tra noi e le anime del Purgatorio avviene uno scambio meraviglioso di carità. Noi offriamo per loro, diamo a loro ed esse danno a noi, ci ottengono grazie.
Solo se cediamo al male, se perdiamo la grazia di Dio, questo scambio meraviglioso di carità tra noi e i morti si arresta. Il peccato ci isola, ci stacca dalla comunione dei santi, ci impedisce di fare e di ricevere il bene.

Esempio: I benefici della preghiera
Il giudice costituzionale Nicola Jager si convertì dal protestantesimo alla Chiesa di Roma nella circostanza dolorosa della morte di sua madre. Egli stesso disse che la morte di sua madre influì sulla sua conversione, fu uno dei momenti più sereni della sua vita. Diceva che la morte della madre fu la sua vita.
Jager raccontò con accento commosso e sereno che la morte della madre (avvenuta a 57 anni) gli sembrava inaccettabile. E si ribellò e protestò, finchè un giorno entrò in una chiesa e pregò intensamente. E da quel giorno non vide più la scomparsa della madre come una cosa terribile. La preghiera trasformò il suo spirito. Credette e fu fervente cristiano.
La scomparsa di persone care scava nel cuore un grande vuoto e lo riempie di dolore, ma può essere anche una grande grazia. L’anima della persona scomparsa intercede presso Dio e può molto per chi ha lasciato nel pianto. E la preghiera di chi è rimasto nel pianto opera mirabili trasformazioni spirituali.

Come già comunicato da nostro Vescovo il giorno del Patrono S.Giusto in Cattedrale e dalla stampa, il sacerdote triestino Mons. Guido Pozzo è stato nominato Vescovo e gli è stato affidato l’incarico di Elemosiniere di Sua Santità, quindi di diritto facente parte della cosiddetta Famiglia Pontificia. E’ con grandissima gioia l’annunciare che Mons, Pozzo, il quale sarà ordinato Vescovo nella basilica di S.Lorenzo in Damaso a Roma il 17 novembre p.v., celebrerà una santa Messa Pontificale solenne nella nostra chiesa sabato 15 dicembre p.v. alle ore 18.30. Il Pontificale celebrato in latino secondo il rito detto di “S.PioV” sarà animato dalla nostra Corale parrocchiale diretta dal M° Elìa Macrì già più volte distintasi per la sua professionalità, che eseguirà le parti proprie della III Domenica di Avvento, in gregoriano mentre per l’Ordinario (parti fisse della Messa) verrà eseguita la “Missa Quarti Toni” di T.L. da Victoria (1548-1611).
E’ per noi un grandissimo onore la significativa presenza nella nostra Comunità parrocchiale di Mons. Pozzo, insignito dal S.Padre dell’onore delle Infule e Suo così stretto Collaboratore e perciò gli siamo profondamente riconoscenti per la Sua cordialità e benevolenza nei nostri confronti.
Tutti logicamente, sono calorosamente invitati a partecipare al sacro Rito.

04 novembre 2012

Bollettino parrocchiale: Domenica XXXI del Tempo Ordinario - 4 novembre 2012

In questo mese di Novembre tradizionalmente dedicato al pio ricordo dei Defunti ci sembra più che opportuno proporre una catechesi continuata sulla morte e la Vita Eterna affinchè la cristiana consolazione alberghi nei nostri cuori.

IL PURGATORIO E I NOSTRI SUFFRAGI

Il Purgatorio è uno stato temporaneo di pene purificatrici delle anime dopo la morte. Il Purgatorio è per le anime di quelli che sono morti in grazia di Dio, ma non ancora del tutto pure dai peccati veniali o dalla pena temporale dovuta ai peccati rimessi. Queste anime prima di essere ammesse in Paradiso devono scontare la loro pena, pagare tutto il debito contratto con la giustizia di Dio.
Il Purgatorio è una pena temporale dovuta ai peccati gravi già rimessi in questa vita e a quelli veniali non rimessi in questa vita.
E’ certo che chi non è puro non può essere ammesso in Paradiso, dove “non entrerà niente di impuro, né chi commette grave male e falsità” (Ap 21,27). Solo i puri vedono Dio. Nel Vangelo si legge che si devono scontare tutti i peccati, che si deve pagare ogni debito anche piccolo (Mt. 5,26)
E’ necessario perciò uno stato o luogo di pena dove le anime si possono purificare per diventare degne di salire al cielo.
Il Purgatorio è una verità di fede. Anche il Concilio Vaticano II ne parla, quando dice che al ritorno di Cristo “alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri, passati da questa vita, stanno purificandosi, e altri godono della gloria contemplando Dio” (LG:49).
Nel Purgatorio le anime sono separate da Dio perché non sono ancora degne di goderlo. Questa è la pena più forte che le fa soffrire. Esse sanno di essere figlie e amiche di Dio e tendono ad unirsi a Lui a stare sempre con Lui; perciò sentono il grande dolore della separazione. Però sopportano le pene purificatrici con amore e con rassegnazione perché le rendono belle per stare nel Regno di Dio.
Santa Caterina da Genova ci ha lasciato una esposizione molto chiara sul Purgatorio. Ella fa rilevare che le anime soffrono soprattutto per amore. Sanno ormai chi è Dio e desiderano ardentemente ricongiungersi con Lui, ma ne sono impedite dai residui dei peccati non ancora scontati.
Questo loro soffrire volontariamente per amore comunica ad esse una grande gioia; e desiderano soffrire fino a che non siano degne di unirsi a Dio.
Dunque le anime del Purgatorio soffrono molto, ma sono liete di soffrire perché sentono Dio e sono sicure di essere ammesse a goderlo eternamente.
Esse però non possono fare niente per abbreviare le loro pene. Noi invece possiamo fare molto per poterle liberare dalle pene del Purgatorio.
Doveri di giustizia e di carità ci legano alle anime che soffrono le pene purificatrici.
Non dobbiamo essere ingrati. I nostri suffragi siano continui e veri. Portiamo alle care anime il nostro generoso aiuto perché quanto prima splenda ad esse la luce eterna.